Risulta essere reale, l’ambiente lavorativo offre una variegata rosa di problemi da affrontare, come se non bastasse, i colleghi sono spesso la fonte principale di ansie e stress che condizionano l’umore e la voglia di affrontare una nuova giornata.
Certo, non è, per fortuna, la maggioranza dei casi. Ma vediamo cosa può succedere e come si sopravvive a colleghi fastidiosi.
L’istinto di sopravvivenza guida ciascuno di noi a scegliere tra due strade per riuscire a convivere col prossimo: fidarsi e non fidarsi.
Esposti in continuazione al “veleno” ci si crede al sicuro perché esperti, ma nemmeno l’esperienza previene attacchi a sorpresa. Con l’avvento della tecnologia si è continuamente “sotto assedio”, un’arma in mano ai colleghi insopportabili che può essere sganciata in qualsiasi momento, come mail e messaggi durante i week end o le vacanze.
Per difendersi da questi improvvisi ritorni alla realtà, il rimedio è crearsi più account email e separare i contatti privati da quelli professionali. In questo caso bisogna guardarsi anche da se stessi: siamo tutti dipendenti dalla lettura ossessiva dei messaggi, basta solo ammetterlo.
Il segreto di sopravvivenza in una situazione scomoda è quindi crearsi un piccolo diversivo per ricaricarsi di positività. Pranzare a casa o andare in palestra (laddove possibile) possono essere due pause mentali che offrono una fuga momentanea dalla noiosa quotidianità lavorativa. Avere del tempo per sé e per gli altri è oggi una ricchezza.
Alcune situazioni però riescono a minare la pace interiore ottenuta con giorni interi di meditazione. La vendetta è un pensiero che è balenato nella mente di chiunque dopo un torto subito, ma è la giusta reazione?
Spesso la vendetta si dimostra inutile. I rapporti negativi con le persone hanno poi un effetto sull’umore di cinque volte superiore di quelle positivi. Detto questo, non si può però rimanere passivi agli attacchi altrui, bisogna giocare d’astuzia e usare il metodo della “prevenzione”. Le situazioni antipatiche possono essere controllate tenendo a mente la dinamica delle possibilità.
Ci sono casi però in cui è impossibile limitare l’ “esposizione al veleno” e allora è opportuno valutare se è il caso di reagire. Partendo dall’istinto di rendere la stessa moneta, è bene ricordare che ciò che fa davvero arrabbiare i “carnefici” è la totale indifferenza delle proprie “vittime”.
Si aspettano una reazione forte e una risposta calma e sottovoce è la migliore parata, così si sminuisce la loro forza e permette di difendere la propria dignità con argomentazioni su pensieri ed emozioni della persona che abbiamo di fronte, mai sul suo carattere. Per incassare un colpo serve autocontrollo innato o appreso nel tempo. L’effetto è il cambio di bersaglio da parte del collega fastidioso.
Per difendersi nel terreno accidentato dei rapporti lavorativi, bisogna fare attenzione al contagio emotivo, individuare i complici e trovare un buon alleato con cui dividersi negatività e studiare tecniche di sopravvivenza.
L’alternativa è lanciarsi in una guerra di cui non si conosce l’esito.
Parlare con una persona esterna alla quotidianità dell’ufficio aiuta a dare il giusto peso alle cose. L’atteggiamento negativo del “ce l’hanno tutti con me” non porta a nessuna soluzione e nella maggior parte dei casi non corrisponde alla realtà. Il passo cruciale è distinguere le cose che non si possono cambiare e quelle che invece possono essere cambiate.
Tutti hanno la possibilità di scegliere, bisogna solo ricordarsi che la realtà e i sogni difficilmente si incontrano e il posto di lavoro ideale è una difficile conquista.
Non resta che distinguere quello che accade dalla reazione emotiva da quello che si ha di fronte al fatto, cercando di portarli sugli stessi piatti della bilancia.