Dal 1961 l’ISTAT, per potere arrivare a stabilire la variazione del tasso d’inflazione, calcola i prezzi al consumo relativi alle famiglie degli operai e degli impiegati utilizzando un paniere virtuale in cui inserisce, in modo altrettanto virtuale, svariati beni di uso comune e anche servizi, facendo riferimento a quanto la famiglia di un lavoratore dipendente consuma abitualmente e giornalmente, per vivere. In pratica il paniere è da immaginare come il carrello della spesa in cui si pongono i prodotti che servono quotidianamente prima di recarsi alla cassa per pagare il dovuto.
ESEMPI DI PRODOTTI DA PANIERE UTILIZZATI NEGLI ANNI
(sono oltre 1.100, dalla pasta ai viaggi, dal riso al computer, alle prestazioni di una badante . . .)
Prodotti alimentari:
– Riso
– pane
– pane per toast
– pasta di semola di grano duro
– pasta all’uovo
– pasta ripiena
– carne bovina
– carne suina
– pollame
– pesce
– bevande
Vestiario:
– abiti confezionati – uomo
– abiti confezionati – donna
– camicia uomo;
– scarpe
– Affitti
– Servizi di riparazione della casa
– Servizi di manutenzione della casa
– Acqua potabile
– Fornitura gas
– Mobili
– Elettrodomestici
– Articoli sanitari
– Medicinali
– Acquisto automobili
– Assicurazioni
– Benzina
– Trasporti
– Bollette e abbonamenti vari
– Spese per istruzione
– Ristoranti
– Parrucchiere e barbiere
Può essere interessante anche sapere come venga effettuata sistematicamente la valutazione dei consumi e, di conseguenza, dei prodotti da tenere in considerazione. In pratica l’Istat controlla oltre trecentomila prezzi di singoli prodotti in 80 città capoluoghi di provincia tramite ventottomila esercizi commerciali. Risulta facilmente intuitivo che si tratta di una grande massa di dati che vengono”letti” e interpretati statisticamente, sino ad arrivare alla definizione di un quadro completo, una fotografia corrispondente alla realtà dei consumi che giornalmente interessano le famiglie degli Italiani.
In questo modo l’Istat può intervenire sistematicamente e procedere all’adeguamento dei prodotti e dei servizi individuati, perché questi hanno valore finché rappresentano realmente i prodotti che gli Italiani consumano giornalmente. Nel momento in cui i gusti e le preferenze dei consumatori cambiano, è inevitabile che il paniere sia sottoposto a un aggiornamento così da tener conto dei reali consumi e delle diverse tendenze. E quelli inseriti nel paniere è evidente che possono essere completamente differenti dai precedenti e possono avere un valore complessivo via via diverso. In questo modo, confrontando quanto vale un paniere rispetto a quello dell’anno precedente, si può determinare l’andamento dell’indice di inflazione aumentato o diminuito in relazione al progredire o retrocedere dell’economia.
Va detto che questo metodo utilizzato dall’Istat non è universalmente riconosciuto come valido, perché da un canto si stenta ad accettare il calcolo fatto su un campione che non viene riconosciuto come valido, essendo piuttosto limitato, e dall’altro si rimprovera al paniere di non prendere in considerazione voci (come il mutuo casa per esempio) che avrebbero pieno diritto di esserci.